Cosè l’allenamento
Dal vocabolario Trecani : allenamento «… nello sport, attività metodica di preparazione fisica, psicologica e tattica alla disputa di
una gara, allo scopo di ottenere il massimo rendimento, con aumento della forza muscolare, della resistenza alla fatica e della
destrezza, o per conservare lo stato di forma.»
All’intero del concetto di allenamento, si sviluppa un concetto molto importante che riguarda la persona e i suoi processi evolutivi,
che è l’allenabilità. L’allenabilità rispecchia il grado di adattamento ai carichi di allenamento, dipende da una serie di fattori
endogeni ed esogeni. Nell’adolescenza e nel periodo infantile, l’allenabilità viene gestita e garantita dalle così dette “fasi sensitive o
sensibili”. Queste fasi rappresentano un valido aiuto per migliorare il processo dell’allenamento a lungo termine, in quanto tentano
di definire il problema: “cosa occorre fare ed in quale momento”.
Ogni seduta di allenamento, deve avere delle caratteristiche principali:
In generale un allenamento deve avere:
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Obiettivi
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Contenuti
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Mezzi
•
Metodi
Che devono essere analizzati e sviluppati sul tipo di persona, sulle sue capacità, e sulla sua struttura fisica, più o meno evoluta.
Ma cosa è precisamente l’allenamento? L’allenamento non è altro che uno stimolo che va ad interferire con il normale equilibrio fisiologico, detto omeostasi, in cui
si trova il nostro organismo, la conseguenza di questo stimolo è la reazione del nostro corpo per ripristinare nuovamente il suo equilibrio, ma lo farà ad un livello
superiore rispetto a prima. Questo è quello che viene chiamato “principio della supercompensazione”.
Lo stimolo per essere allenante deve essere progressivo, graduale e continuo, ma soprattutto rispettando i tempi di recupero del corpo che sono molto
soggettivi. Sul campo si da lo stimolo ma è a casa, quando si riposa che il corpo migliora.
Il rischio infatti è quello di dare lo stimolo prima di aver recuperato. Questo, anziché far crescere le prestazioni fisiche, le rallenta e le fa decrescere. Una vera
tragedia, soprattutto per gli atleti di tutte le discipline sportive che temono quello che in gergo viene chiamato «Sovrallenamento».
Per attuare il meccanismo corretto di supercompensazione è necessario che lo stimolo allenante si ponga entro certe soglie.
Somministrazione degli stimoli allenanti:
Fate delle tabelle con gli esercizi che ritenete allenanti per voi o per l’Atleta che seguite, ponete attenzione a come proporli, la cosa megliore è l’utilizzo di
«blocchi» per ogni allenamento. Ogni esercizi dovrà essere marcato secondo un concetto univoco, tipo «spalla dell’arco» marcato A, «mano della corda» marcato
B, «postura» marcato C e poi ci sarà D, E, F, …… gli esercizi essendo più di uno per ogni tipologia, diventerà A1-A2-A3 …..
Blocco costante : quando gli esercisi sono proposti in sequenza A+B+C, pausa, A+B+C, pausa ….
Variabili a blocchi : A1+A2+A3, pausa, B1+B2+B3, pausa, C1+C2+C3, pausa ……
Seriale e costante : AABBCC, pausa, AABBCC, pausa, AABBCC …..
Seriale variabile : A1+A2+A3+B1+B2+B3, pausa, A1+A2+A3+ B1+B2+B3+C1+C2 …..,pausa ed ancora come prima.
perchè : ormai da anni si è visto che lo stimolo deve variare in continuazione in modo che il cervello si abitui a controllare l’esercizio con le sue variabili e sia più
pronto a reagire. Se l’esercizio fosse sempre uguale, «tira 1200» frecce si instaurerebbe oltre che la monotonia anche un «blocco mentale» perchè se il gesto non
è ripetutto con certosina precisione il cervello non saprebbe come comportarsi.
La difficoltà dell’arciere nel eseguire un esercizio è una variabile che va considerata, se programmate un allenamento da 100 frecce totali divise in esercizi
diversi, tenete conto che l’Atleta sentirà più carico su un esercizio più che su un altro. Questa difficoltà deve essere quantificata dall’Atleta comunicandovi per
esempio, con una scala da 1-1,5-2, dove 1 è una difficoltà normale e 2 una difficoltà doppia per lui, dovrete dividere per 2 il numero delle frecce proposte per
quell’esercizio.
es: esercizio D5, numero frecce 8, essendo 2 il valore dato dall’Atleta, le frecce diventeranno 4 per ogni volta che farà l’esercizio.
Trovo giusto il concetto che l’Atleta deve essere parte dell’allenamento e quindi coinvolto sulle decisioni e su quello che fa, non siamo su un piedistallo e dall’alto
distribuiamo saggezza ma, siamo parte di un lavoro per ottenere un obbiettivo, tutte le parti coinvolte devono collaborare ed ascoltarsi.
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STIMOLI BLANDI E CONTINUI: Creano un iniziale, leggero adattamento in persone non allenate. Sono inefficaci e peggiorano la condizione fisica in atleti
allenati
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STIMOLI DI MEDIA INTENSITA’: Permettono un momentaneo mantenimento del livello di efficienza raggiunto, libello che nel tempo tenderà
progressivamente a decrescere. Se lo stimolo non subisce infatti opportuni incrementi di intensità e volume vengono a crearsi delle vere e proprie “barriere”
oltre le quali non è possibile andare
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STIMOLI ADEGUATI NELL’INTENSITA’ E VOLUME: Solo un’ottimale programmazione del numero di allenamenti e recuperi, comporta il migliore
adattamento-risposta ai carichi
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STIMOLI TROPPO ELEVATI E PERIODO DI RECUPERO INSUFFICIENTE: Peggiorano rapidamente la condizione di allenamento. In questo caso si può
andare incontro allo stato patologico di sovrallenamento oltre a possibili traumi sugli organi e apparati eccessivamente sollecitati
E quali sono i principi fondamentali della metodologia di allenamento?
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CONTINUITA’: L’allenamento deve svolgersi in continuità nel tempo eliminando periodi di riposo eccessivamente lunghi che creano i presupposti di
“adattamento alla inattività” e quindi perdita del lavoro precedentemente svolto. Pertanto la frequenza degli allenamenti, anche in periodi di riduzioni del
lavoro, dovrà essere tale da garantire almeno il mantenimento di quanto acquisito
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VARIABILITA’: L’allenamento sarà più redditizio e più facilmente gradito quando comprenderà una serie molteplice di attività ed esercizi studiati in forma e
successione tale da evitare l’insorgere della noia e dell’affaticamento nervoso, fattori che riducono sensibilmente la capacità applicativa e l’interesse dell’atleta.
La variazione degli esercizi e dei metodi evita anche la formazione di “barriere” ovvero impedimenti all’ulteriore sviluppo delle capacità motorie
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SISTEMATICITA’: Organizzazione razionale tra le sequenze di allenamento e la frequenza con cui vengono proposti certi tipi di esercitazioni
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CICLICITA’: I carichi vanno organizzati in relazione ai diversi periodi programmati, pertanto devono avere le caratteristiche quantitative e qualitative proprie
del ciclo di allenamento
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INDIVIDUALIZZAZIONE: il carico allenante raggiunge gli scopi prefissati se, oltre a rispettare tutti i principi fin qui enunciati, si considera l’allenamento
come un fattore assolutamente personale, soggettivo, ponendo l’attenzione sulle capacità di sopportazione fisica e psicologica, del carico e delle capacità di
recupero, fondamentalmente diverse in ogni individuo.
Le capacità che si possono migliorare con l’allenamento sono prettamente quelle che vanno sotto il nome di “capacità condizionali”:
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forza
•
velocità
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resistenza
Capacità coordinative si dividono in:
Generali:
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apprendimento motorio
•
controllo motorio
•
adattamento e trasformazione dei movimenti
Speciali:
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destrezza fine
•
equilibrio
•
combinazione motoria
•
ritmizazione
•
differenzazione spazio-temporale
•
differenzazione dinamica
•
anticipazione motoria
•
fantasia motoria
Alcuni principi fondamentali della metodologia di allenamento.
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Principio dell’alternanza: Ogni singola seduta, per produrre i suoi effetti positivi, ha bisogno di un periodo di recupero a causa del consumo del potenziale
energetico muscolare e psicologico che temporaneamente ne abbassa le capacità prestative.
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Principio della progressività del carico: se lo stimolo allenante continua a mantenere la medesima intensità e quantità (stesso carico) a lungo andare
perde la sua capacità allenante. Di conseguenza per ottenere un incremento graduale della performance anche l’allenamento dovrà crescere in maniera
equilibrata per conservare la sua capacità condizionante.
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Principio dell’individualizzazione: il carico allenante raggiunge gli scopi prefissati se, oltre a rispettare tutti i principi fin qui enunciati, si considera
l’allenamento come un fattore assolutamente personale, soggettivo, ponendo l’attenzione sulle capacità di sopportazione fisica e psicologica, del carico e delle
capacità di recupero, fondamentalmente diverse in ogni individuo.
adesso lo sapete …. Sandro
Fontana Alessandro - Allenatore e Docente incaricato FITARCO